In questi giorni si e' riaccesa la discussione tra gli scienziati ed i climatologi sugli effetti delle eruzioni vulcaniche sul clima. In effetti quasi contemporaneamente, tre vulcani hanno cominciato ad eruttare in tre regioni diverse del globo, in Cile, in Islanda e nel corno d'africa. In Cile il vulcano Puyehue si e' risvegliato dopo piu' di 150 anni ed ha immesso nell'atmosfera migliaia di tonnellate di cenere e detriti che hanno raggiunto addirittura l'australia.
E' indubbio che tali fenomeni abbiamo un effetto perlomeno nel breve termine immediato sul clima, lo confermano i racconti storici delle altre eruzioni.
In pochi mesi le eruzioni vulcaniche possono abbassare le temperature atmosferiche dell’intero pianeta, scatenando siccità od inondazioni e memorabili ondate di freddo.
Sembra che a più intensa eruzione vulcanica degli ultimi mille anni si è verificata nel 1815, quando esplose il vulcano Tambora, in Indonesia.
Gli anni seguenti furono segnati dalle carestie. Il 1816 sarà ricordato come “l’anno senza estate” nell’emisfero settentrionale, perchè nei mesi estivi sia in Europa che nell’America del nord si verificarono continue alluvioni e le temperature furono così basse e le precipitazioni talmente abbondanti, che in vaste zone il grano non maturà causando gravi carestie, specialmente in francia, in spagna ed in Italia, in cui l'alimentazione principale deriva dal frumento e dai cereali. Un po' meno in germania che facevano meno uso di frumento ma piu' uso di patate.
Consideriamo ora alcuni dati climatici. Esiste una serie storica di dati meteorologici di Udine che comprende anche quell’anno.
Nel periodo che va dal 1803 al 1842, proprio l’estate del 1816 fu la più piovosa: nei mesi di giungo, luglio ed agosto caddero 777,6 mm di pioggia, mentre la media per quei tre mesi prevede un totale di 465 mm. Non solo, il 1816 nel complesso fu il terzo anno per ammontare di precipitazioni. Ovviamente l’estate fu eccezionale anche dal punto di vista termico, essendo la più fredda del periodo con una temperatura inferiore di 1,7 c° rispetto alla media climatica.
Questi dati trovano conferma, come già abbiamo riportato, in molte località dell’Europa e dell’America settentrionale.
Conosciamo gli effetti anche di un’altra grande eruzione. Nel 1783 il Laki, un vulcano islandese, eruttò per ben 8 mesi.
Nel complesso l’eruzione non raggiunse i livelli del Tambora, ma fu geograficamente molto più vicina all’Italia rispetto al vulcano indonesiano e gli effetti non si fecero attendere. L’inverno del 1784 fu tremendo, uno dei più duri che si ricordino in Europa.
Torniamo ai dati di Udine, che non lasciano dubbi sull’impatto dell’eruzione.
Su 171 anni presi in considerazione, il 1784 risulta nettamente il più nevoso, caddero ben 166,4 centimetri di neve.
Non solo, ma sempre per quantita' di neve caduta, troviamo il 1785 al terzo posto, il 1786 all’ottavo posto, il 1787 all’undicesimo posto ed il 1789 al tredicesimo posto. Ben cinque anni fra i sei anni che vanno dal 1784 al 1789 sono fra i primi tredici anni della serie, la firma del vulcano è inequivocabile, come inequivocabile è la testimonianza del famoso scienziato Benjamin Franklin che in quel periodo si trovava a Parigi e descrisse la permanente presenza di una nebbia scura, differente dalla tipica e normale nebbia umida che scompare sotto i raggi del sole: questa era secca e non veniva dissipata dalla luce solare.
Eruzione del Krakatoa
L'eruzione del 1883 del Krakatoa espulse più di 5 miglia cubiche (circa 21 chilometri cubi)di roccia, cenere e pietra pomice, generando un boato tra i più forti mai registrati da essere umano - l'esplosione del cataclisma fu distintamente ascoltata fino ad Alice Springs in Australia, e a Rodriguez vicino all'isola Mauritius, e il riverbero delle onde atmosferiche fu avvertito in tutto il mondo. 165 villaggi furono devastati, 36.000 persone morirono e molte migliaia di persone furono ferite dall'eruzione, di cui gran parte a causa dello tsunami che seguì la tremenda esplosione.
L'eruzione del 1883 distrusse i due terzi del territorio che allora era l'isola di Krakatoa. Nuove eruzioni del vulcano, dal 1927, hanno fatto emergere una nuova isola, detta Anak Krakatau (figlio di Krakatoa).
L'ultima di queste eruzioni aprì delle fessure nella roccia del vulcano, ed in questo modo l'acqua del mare si riversò nella camera magmatica. L'esplosione risultante del vapore surriscaldato distrusse gran parte dell'isola. Il suono dell'esplosione fu avvertito finanche in Australia, lontana 3500 km (2200 miglia), e nell'isola di Rodriguez vicino a Mauritius, lontana 4800 km (3000 miglia). Fu il suono più forte registrato nella storia: tale primato è però conteso dal suono generato dall'eruzione del monte Tambora nel 1815, sempre nell'arcipelago indonesiano.
Krakatoa prima e dopo l'esplosione
Benché sembri che nessuno sia stato ucciso dall'esplosione iniziale, lo tsunami generato provocò effetti disastrosi, uccidendo circa 36.000 persone, ed eliminando diversi villaggi, tra cui Telok Batong a Sumatra, e Sirik e Semarang nell'isola di Giava. Circa altre 1.000 persone morirono per gli effetti dei fumi vulcanici e della cenere. Navi lontane, nel Sudafrica, si rivoltarono quando lo tsunami le colpì, e i corpi delle vittime furono trovati nell'oceano per settimane dopo il tragico evento. Ci sono numerosi rapporti che documentano la presenza di gruppi di scheletri umani vaganti alla deriva per l'oceano indiano su zattere di pomice vulcanica, e finiti sulle coste orientali dell'Africa fino a un anno dopo l'eruzione.
L'eruzione del 1883 fu tra le più dannose esplosioni vulcaniche nell'era moderna, classificata con VEI pari a 6, equivalente a 200 megatoni (200 milioni di tonnellate di TNT) - per fare un paragone, la bomba più grande mai costruita dall'uomo, la bomba zar, ha una potenza di 50 megatoni. Le onde d'aria generate dall'esplosione "viaggiarono" sette volte intorno al mondo, e il cielo si scurì per i giorni successivi. L'isola di Rakata quasi cessò di esistere, dal momento che oltre due terzi della superficie fu polverizzata, e il fondo dell'oceano che la circondava fu drasticamente alterato. Due isole vicine, Verlaten e Lang, incrementarono la loro superficie. La cenere vulcanica continua a costituire una parte significativa della composizione geologica di queste isole.
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