Nel dicembre del 2015 oltre 190 Paesi hanno raggiunto, dopo lunghissimi negoziati durati più di dieci anni un accordo sul clima. Alla ventunesima Conferenza delle parti di Parigi, il vertice Onu sui cambiamenti climatici, gli Stati Uniti avevano indicato la direzione. Adesso quello stesso Paese, ma sotto la guida di un'altra amministrazione, ora guidata da Donald Trump, ha deciso di abbandonare l'accordo.
Base portante è l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, con l'impegno a limitare l'aumento di temperatura a 1,5 gradi. Gli altri punti principali:
- raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il prima possibile per iniziare con riduzioni continue fino a trovare un equilibrio tra emissioni e tagli per la seconda metà del secolo;
- tutti i Paesi hanno comunicato gli impegni a livello nazionale, dovendo prevedere revisioni migliorative a cadenze regolari (ogni cinque anni);
- i fondi destinati ai Paesi più esposti e vulnerabili ai cambiamenti climatici e che sono, in un certo senso, incapaci di adeguarsi.
C'è poi la parte dedicata alle risorse finanziarie per aiutare i Paesi in Via di Sviluppo: l'obiettivo è creare un fondo da 100 miliardi di dollari l'anno fino al 2020, con l'impegno ad aumentare di volta in volta i fondi per l'adattamento e la cooperazione internazionale. Inoltre, c'è il tema della trasparenza e flessibilità per fare in modo che ognuno possa contribuire in base alle proprie capacità.
Gli Stati Uniti sono responsabili da soli delle emissioni di circa il 25% delle emissioni di CO2 del pianeta, essendo i piu' grandi utilizzatori di petrolio e carbone.
Vi sono tesi discordanti sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2, da parte del mondo scientifico e come eventualmente farlo. E' indubbio che l'anidride Carbonica (CO2) e' essenziale per la vita sul pianeta, Le piante se ne cibano continuamente, anche le alghe, emettendo continuamente ossigeno, Senza CO2, il mondo vegetale morirebbe e con esso il mondo animale. C'e' poi da valutare quando incidono sul volume di C02 le emissioni dei vulcani in eruzione, che sono molto elevate.
C'e' poi la questione dello strato di Ozono, che protegge il pianeta e pertanto la vita, dai micidiali raggi ultravioletti. E' notorio che il gas metano e' il piu' grande distruttore di ozono. E' probabile che le emissioni di gas metano, molto rilevanti in natura soprattutto quando c'e' scioglimento del permafrost, che ne contiene grandi quantità, siano molto più pericolose e pertanto nocive, in prospettiva che non le emissioni di CO2. Poi c'e' la materia controversa e questa molto pericoloso, dell'inquinamento degli oceani, causati da idrocarburi e plastiche. Cio' non permette alle alghe ed al fitoplancton di cibarsi di anidride carbonica ed emettere ossigeno, e' questo su scala globale e' un vero problema. In sostanza bisognerebbe rinunciare, nel tempo, ai combustibili fossili, soprattutto petrolio e utilizzare molto di piu' le rinnovabili, per produrre l'energia necessaria a sostentare il genere umano. Ma cio' non e' ben visto dalle lobby petrolifere, che sono molto influenti a livello globale.
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